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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Via della Dataria [1] (R. II - Trevi) (da salita di Monte Cavallo a via di San Vincenzo)

Prende il nome dal palazzo, edificato sotto Urbano VIII (Maffeo Barberini - 1623-1644), che era originariamente una dipendenza del palazzo apostolico del Quirinale.[2]
Adattato e restaurato da Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti - 1846-1878) nel 1860, fu abitato (fino al 1870) da alcuni funzionari pontifici addetti al Quirinale, col quale il palazzo fu congiunto con un cavalcavia.

Vi risiedette la Dataria Apostolica, ufficio che risale al XIV-XV sec. ed il cardinal Datario. Vi è anche il Supremo Tribunale della Signatura che fu regolato da Eugenio IV (Gabriele Condulmer - 1431-1437).

Quando Gregorio XVI (Mauro Alberto Cappellari - 1831-1846) conferì una lucrosa sinecura in Dataria ad un giovane che aveva madre e sorella alquanto libere, Pasquino commentò:

“Mater dabat, filia dat, et filius in dataria”.

Con l’ingresso da questa strada, a fianco del cortile del palazzo San Felice, in un vano appositamente ricavato, come riferisce l'archeologo Lugli, si conserva la facciata del sepolcro dei Semproni.
La fronte guarda a sud-ovest ed è costituita in blocchi di travertino, accuratamente congiunti e lavorati, con una piccola cornice alla base, nel mezzo, al di sopra della cornice, si apre la porta ad arco composto di sette conci, di cui quello in chiave più grande. Il corridoio d'ingresso è profondo metri 3, coperto con volta a botte di blocchi di travertino, meno gli ultimi conci verso la cella che sono di tufo.
Della cella resta un piccolo tratto presso l'angolo di destra con parete di opera laterizia di tegole intonacata e dipinta a fasce rosse e azzurre. Si può arguire che fu costruita forse dopo l'incendio del 64, perché è tagliata da un muro in “opus mixtum” con ammorsature di mattoni, di età flavia e la volta sembra crollata fin da allora.
Ha il fregio integro, scolpito insieme con l'architrave in un solo filare di blocchi di travertino, con elegantissimo motivo di palmette e spirali nascenti da ceppi di acanto.
L'iscrizione [3] è un esempio raro di eleganza ed esattezza di caratteri e ricorda i tre personaggi ivi sepolti: Gneo Sempronio, Sempronia sua moglie e Larcia sua madre.

Il palazzo di San Felice è situato di fronte al palazzo della Dataria, al civico 21, costruito nel 1860 sull'area dove prima sorgeva il convento dei Cappuccini annesso alla chiesa di San Bonaventura (ora chiesa di Santa Maria Riparatrice o della SS Croce e San Bonaventura dei Lucchesi).
La costruzione fu voluta da Pio IX in occasione della sistemazione della zona per i dipendenti del palazzo del Quirinale, come ricorda l'iscrizione sulla facciata, e prese il nome da San Felice da Cantalice che aveva vissuto nel convento dei Cappuccini. Il palazzo di San Felice attualmente ospita uffici della Presidenza della Repubblica.

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[1]               Pasquino, dopo il 1879, diceva: “I clericali l’avrebbero veduta volentieri applicata a via XX settembre (20 settembre 1870 – Presa di Roma) e cioè via data-ria".

[2] )            “La congregazione delle strade ha risoluto di far gettare a terra tutte le cose che sono innanzi la chiesa et convento de capuzini et del palazzo Maffei, sotto la salita di Montecavallo”... fu destinato a Monsignor Datario et a tutti gli offitiali della Dataria...risoluzione comoda per meglio goder l’ombra et fugire il sole nei tempi più caldi, dovendo l’habitazione loro esser data alli servitori del papa e cardinale Borghese, acciò siano più vicini et comodi al servizio del padrone (1609)".
Esiste una vecchia "Guida di Roma estiva”, cioè un meticoloso itinerario stradale studiato, nel XIX secolo, in modo da far percorrere la città, completamente all'ombra. Il Cardinale Santucci (latore di un memorandum di Cavour al cardinale Antonelli) si era fatto due guide del genere per le sue passeggiate primaverili ed estive.

[3]             Cn[aeus] Sempronius Cn[aei] f[ilius] Rom[ilia] / Sempronia Cn[aei] f[ilia] soror / Larcia M[anii] f[ilia] mater.

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Lapidi, Edicole e Chiese lungo la via:

- Via della Dataria

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